“Il tema vero è che non ci sono date certe e soprattutto mancano le assunzioni di 1.000 infermieri di famiglia o di comunità che erano state previste entro giugno 2021. Per non parlare delle nuove assunzioni da destinare ai servizi territoriali, come peraltro stabilito nell’accordo”.
E’ forte e chiara la presa di posizione della Cisl del Lazio, insieme alla Fnp Cisl, alla Cisl Fp ed alla CISL Medici.
Il tema è quello della delibera per mille posti di Rsa pubblica nel Lazio: 550 nell’area metropolitana di Roma, 180 a Latina, 80 a Rieti, 150 a Frosinone e 40 a Viterbo. Per l’assessore Alessio D’Amato “si tratta dell’intervento pubblico più importante messo in atto per quanto riguarda le Residenze sanitarie assistite che, assieme al potenziamento dell’assistenza domiciliare, è uno dei cardini della nuova Rete di prossimità”.
Rileva la Cisl del Lazio: “Un intervento sicuramente importante, dal quale però mancano pezzi fondamentali. Abbiamo letto e approfondito il provvedimento della giunta regionale, ma mai abbiamo trovato la menzione “Personale”. Il lavoro è fondamentale in questo contesto, tanto più se erano state raggiunte delle intese. Nell’accordo siglato con i sindacati il 30 settembre 2020 era scritto testualmente: “Assumere 1000 infermieri di famiglia o di comunità a tempo indeterminato da destinare all’assistenza proattiva infermieristica e ai servizi territoriali permettendo così l’estensione della presa in carico e della gestione dell’assistenza domiciliare intergrata entro il 30 giugno 2021”. Capito bene? 30 giugno 2021. Ritardo di oltre un anno e nessuna traccia concreta di voler mantenere quell’impegno.
Di Personale non si parla. Sempre in quell’accordo si faceva esplicito riferimento alla volontà di rafforzare “i servizi territoriali con assunzioni a tempo indeterminato di un adeguato numero di ulteriori figure professionali per la presa in carico e la valutazione multidimensionale degli utenti”. Nessuna traccia. Il 14 aprile scorso la Cisl Lazio invitava la Regione a essere più reattiva nella sanità e a colmare i ritardi che ci sono sull’apertura di 20 Rsa. Scrivevamo allora di essere costretti “a prendere atto che decisori politici e apparati di governo burocratico in questi mesi hanno seguitato a intervenire nell’attuazione dell’accordo sottoscritto, nei fatti, non attuandolo o deviandone l’attuazione”.
Beh, purtroppo avevamo ragione. A parte l’annuncio “magno cum gaudio” dell’approvazione della delibera, dove sono le assunzioni previste? Dove sono le certezze sui tempi del cronoprogramma? La realtà è che i problemi relativi alla carenza di personale, al precariato e alle risorse per la produttività restano drammaticamente irrisolti. I sindacati hanno proprio ieri sottolineato i gravi ritardi accumulati: mancano 7.000 unità di personale e oltre 3.500 precari sono da stabilizzare. In queste condizioni sono a rischio le liste di attesa, le prestazioni specialistiche e i servizi.
C’è la necessità di un incontro urgente con la Regione Lazio per un confronto ad horas. Certi provvedimenti hanno un senso se contestualizzati nel rispetto totale degli accordi presi. La sensazione forte è che l’assunzione di personale venga considerata un costo insostenibile e non un investimento. Oltre che naturalmente un diritto. Lo ribadiamo forte e chiaro: senza l’impegno e il lavoro dei tantissimi precari e lavoratori a tempo determinato o part time la gestione della pandemia non sarebbe stata la stessa. Viviamo un momento storico in cui l’assistenza è cruciale e fondamentale. Soprattutto agli anziani e alle categorie fragili. La Cisl non si acconterà (non può accontentarsi) dell’effetto annuncio o delle delibere a metà. La Cisl non starà in silenzio se non vengono rispettati gli accordi presi sull’assunzione del personale. Inoltre servono date e percorsi individuati nel dettaglio. La Regione ci convochi immediatamente per affrontare questo tema delicato. Non è il momento delle fughe in avanti con il fiato corto. Ma confronto sul merito per risolvere le criticità della sanità del Lazio”, conclude la nota.