Il Sole 24 Ore riprende stamane le parole del comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, audito ieri dalle commissioni Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma Irpef. La sua idea è quella di prevedere un “prelievo aggiuntivo sulle disponibilità finanziarie” che i contribuenti italiani trattengono nelle “giurisdizioni non collaborative” elencate nelle black list.
L’obiettivo sarebbe quello di “rendere più onerosa la detenzione di ricchezze presso Stati o territori a rischio fiscale o finanziario”, attraverso “una sorta di costo incrementale per i servizi off shore”. E di riportare sotto il controllo del fisco una forma di evasione che secondo le stime Ue sottrae due miliardi all’anno alle casse pubbliche italiane.
L’ostacolo è evidente – osserva il quotidiano economico -. Perché è proprio l’assenza dei dati, o meglio la gelosia con cui vengono custoditi senza aprire agli scambi di informazioni, a rendere attrative le mete più o meno esotiche presenti nella lista nera. Uno scambio di informazioni parziale però già esiste, per esempio quelle sui conti finanziari ad Anguilla, Dominica, Panama, Samoa, Seychelles, Vanuatu. Per allargare lo spettro delle informazioni disponibili si potrebbe spingere gli interessati a una sorta di autodichiarazione, indicando nel quadro RW il Paese in cui le somme sono depositate sul presupposto che la tassazione aggiuntiva sarebbe in ogni caso più leggera delle sanzioni applicate in caso di verifiche (…).
Il comandante Zafarana propone anche i correttivi al cashback, che andrebbe “concentrato sulle categorie a maggior rischio evasione fiscale rispetto alle altre”. Sarebbe un modo anche per ridurre il peso del meccanismo sui conti pubblici, che nel sistema attuale devono sopportare spese extra anche per “premiare” acquisti come quelli presso la grande distribuzione, le utenze o i trasporti che sono già perfettamente tracciabili e estranei al perimetro dell’evasione. (….).