Sul sito dell’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola, Struttura regionale del Lazio, è intervenuto sul tema pensioni Giuliano Coan, Consulente in diritto previdenziale e docente in materia, autore di studi e pubblicazioni. Ecco le sue parole:
“Da quest’anno gli assegni pensionistici superiori a tre volte il trattamento minimo Inps cresceranno in misura inferiore a quanto previsto.
La legge 145/2018 (legge bilancio 2019) ha rivisto al ribasso le fasce di perequazione delle pensioni erogate dall’ Inps per il prossimo triennio.
Ha modificato le misure stabilite dalla legge 388/2000 bloccate dalla Fornero negli anni 2012/2013 e che dovevano essere ripristinate dal 1° gennaio 2019.
Non ci sono effetti negativi per gli assegni collocati di sotto gli 1.522 euro lordi mensili (cioè sino a tre volte il minimo Inps) perché è garantita la piena indicizzazione della pensione all’inflazione.
Chi ci rimetterà sono i pensionati della classe media ed elevata che hanno assegni superiori. Queste pensioni senza la legge di bilancio avrebbero rivisto come sopra citato l’adeguamento nelle misure stabilite dalla legge 388/2000.
Il nuovo meccanismo inserito nella legge di bilancio 2019 migliora di poco la disciplina vigente sino al 31.12.2018 (legge 147/2013.)
La tabella allegata (clicca qui) mostra, nelle ultime tre colonne il confronto tra le due normative con riferimento al 2019 utilizzando il tasso d’inflazione dell’1,1% già comunicato dall’Istat. Come si vede l’effetto è molto contenuto per gli assegni fra tre e quattro volte il minimo e sale progressivamente per quelli superiori.
Così una pensione di 2.800 euro lordi si fermerà nel 2019 al valore di 2.816 euro invece di 2.828 euro, quasi 13 euro al mese in meno.
Un assegno di 4.500 euro arriverà a 4.522 euro invece che a 4.543 euro, una differenza di oltre 20 euro al mese”.