In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre, l’Auditorium della direzione generale Inail di piazzale Pastore, a Roma, ha ospitato il convegno organizzato da SuperAbile Inail, il contact center integrato per la disabilità dell’Istituto, per sviluppare, insieme a professionisti ed esperti, una riflessione sulle strategie da adottare per raggiungere l’obiettivo di una società pienamente inclusiva e presentare alcuni progetti per la riabilitazione e il reinserimento sociale promossi sul territorio.

De Felice: “Il nostro impegno parte da lontano”. “L’impegno dell’Inail per l’inclusione delle persone con disabilità parte da lontano – ha sottolineato il presidente Massimo De Felice nell’intervento di apertura dei lavori – con l’impostazione di Johannes Schmidl, al Centro Protesi di Vigorso di Budrio, e con l’intuizione del valore terapeutico dello sport di Antonio Maglio, al Centro paraplegici ‘Villa Marina’ di Ostia”, due esperienze documentate nei volumi “Johannes Schmidl – Oltre la disabilità” e “Senza barriere – Antonio Maglio e il sogno delle Paralimpiadi”. “Sono libri che andrebbero portati e discussi nelle scuole – ha aggiunto De Felice – per rendere davvero il principio dell’inclusione ‘una conquista definitiva e non più negoziabile’, come ha detto il presidente Mattarella in chiusura del Festival della cultura paralimpica”.

“Gli infortunati coinvolti anche nei progetti di ricerca”. A partire dall’esempio di Schmidl e Maglio “molto è stato fatto e molto si continua a fare – ha spiegato il presidente dell’Inail – Non solo protesi, oggi ad alta tecnologia, ma anche attività di gruppo e di assistenza psicologica, progetti di reinserimento lavorativo degli infortunati, che sono coinvolti anche nei progetti di ricerca. La buona strategia, però, non si può pianificare prescindendo dai piani di realizzazione, senza coinvolgere preliminarmente i tecnici operatori e senza avere la possibilità di controllarne gli esiti sui passi intermedi”.

Lucibello: “Necessario garantire l’esercizio dei diritti sociali”. Anche il direttore generale dell’Istituto, Giuseppe Lucibello, dopo aver sottolineato l’importanza del lavoro svolto dal contact center SuperAbile Inail, definito “una componente determinante nei successi e negli sviluppi dell’attività dell’Ente”, ha citato nel suo intervento le parole del presidente della Repubblica per ribadire la necessità di garantire alle persone con disabilità “la possibilità di esercitare tutti i diritti sociali”.

“Tutti i temi sono sul tavolo”. Per Lucibello “non tutto è perfetto”. Occorre, in particolare, “fare sistema ed è necessario che i sistemi regionali coadiuvino quello nazionale, che gli esempi prodotti a livello regionale vengano riprodotti a livello nazionale. Servono risorse che siano destinate al sistema Paese nel suo complesso, che deve abbandonare la settorialità e abbracciare una logica di interazione e di positività”. Ogni celebrazione, ha aggiunto il direttore generale dell’Istituto, “deve essere soprattutto l’occasione per fare una somma delle iniziative intraprese, per correggere gli errori commessi e per programmarne di nuove. I tanti eventi che sono stati organizzati per la Giornata internazionale del 3 dicembre sono il segno che tutte le tematiche della disabilità, tutte le sue sfaccettature, sono sul tavolo di lavoro, a iniziare da quello normativo”.

Ferrante: “Ridisegnate le competenze delle amministrazioni centrali”. A questo proposito Alfredo Ferrante, membro del Gruppo di alto livello sulla disabilità presso la Commissione europea, ha sottolineato come in Italia con l’inizio della nuova legislatura sia avvenuta “una piccola rivoluzione” che ha ridisegnato le competenze delle amministrazioni centrali in materia di disabilità: “Fatte salve le competenze specifiche di alcuni Ministeri, il coordinamento delle politiche nazionali è stato posto in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri e da questa affidata al ministro per la Famiglia e le Disabilità”. Una decisione che è “coerente con l’impostazione della Convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità e con la necessità della trasversalità delle politiche”.

Le quattro sfide indicate dall’Onu. Ferrante si è soffermato anche sul quadro internazionale, segnalando in particolare l’inclusione del tema dei diritti dei disabili tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, nell’ambito più ampio degli obiettivi del Millennio. “Oggi – ha spiegato – l’Onu ha pubblicato il primo rapporto globale su sviluppo sostenibile e disabilità, che sottolinea come quello dei disabili sia uno dei gruppi sociali più discriminati e indica quattro sfide sulle quali è necessario concentrarsi. Dall’abbattimento delle barriere fisiche e sociali all’approccio trasversale alle politiche, dall’investimento sul monitoraggio e sulla valutazione per avere dati sui quali basare le politiche fino al rafforzamento dei mezzi e delle modalità per implementare gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

L’obiettivo dell’empowerment per sviluppare le potenzialità di tutti. A fare da filo conduttore tra i vari interventi del convegno, moderato dal direttore responsabile del contact center integrato SuperAbile Inail, Giovanni Sansone, è stato il concetto di “empowerment” delle persone con disabilità, ovvero l’obiettivo di fare tutto il possibile per garantire loro potere, capacità e libertà di sviluppare le proprie potenzialità, di mettere in atto stili di vita personali e di cercare il proprio benessere. Come sottolineato da Rosario Di Sauro, docente di psicologia all’Università di Roma Tor Vergata, benessere in questo caso non significa esclusivamente “felicità”, ma deve intendersi soprattutto come “competenza al vivere, capacità di stare al mondo”.

“Favorire la solidarietà al vivere e l’attenzione alle diversità”. “Oggi la società ci spinge verso una condizione di individualismo esasperato, con interazioni quasi esclusivamente virtuali – ha spiegato Di Sauro – C’è un disinteresse diffuso per la cosa comune e una perdita del contatto e delle relazioni”. Per “dare senso all’uomo di oggi” bisogna, dunque, “favorire la solidarietà al vivere e l’attenzione alle diversità”. Andrea Venuto, disability manager di Roma Capitale, ha sottolineato la differenza concettuale fra integrazione e inclusione, richiamando l’attenzione sulla coesione sociale e ricordando la necessità di attuare un cambio effettivo di paradigma, perché “dove vive bene una persona con disabilità, vivono bene tutti i cittadini”. Monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma e delegato diocesano per la Pastorale sanitaria, ha insistito invece sull’attenzione alla persona, a “nomi e storie”, e al “sovvertimento culturale” che l’attenzione all’altro provoca.

I progetti personalizzati a sostegno della vita di relazione. Il compito di introdurre la seconda parte del convegno, dedicata alle attività realizzate dall’Inail sul territorio, è toccato a Margherita Caristi, della Direzione centrale prestazioni socio-sanitarie, che ha illustrato le caratteristiche generali dei progetti personalizzati elaborati dalle equipe multidisciplinari dell’Istituto per la vita di relazione dei propri assistiti, che comprendono il sostegno psicologico individuale e di gruppo, il supporto educativo alla gestione domiciliare delle condizioni di grave disabilità, gli interventi per il recupero delle autonomie di vita quotidiana, la promozione dell’attività sportiva, le attività di facilitazione dell’inserimento lavorativo, la mediazione interculturale e i laboratori per l’espressione di sé e la socializzazione, attraverso la musica, il teatro, la fotografia e la narrazione.

Le esperienze dal territorio. Da qui la presentazione di una serie di esperienze concrete raccontate da Michela Ballini e Edward Breda, del servizio sociale della Direzione regionale Inail delle Marche, e da Donatella Ceccarelli, del servizio sociale della Direzione dell’Emilia Romagna. A Fermo, in particolare, è stato realizzato il progetto “Vicino a me”, che ha consentito a un assistito e a sua moglie, che se ne prendeva cura in casa, di preservare l’equilibrio familiare, grazie a un percorso che ha previsto la frequenza di un centro diurno, l’affiancamento di un educatore nello svolgimento di attività esterne alla casa e il ricovero temporaneo in una casa di riposo, dopo che la donna si era gravemente ammalata.

La comunicazione aumentativa e alternativa per tornare a esprimersi. Il progetto di durata biennale “Io comincio”, realizzato a Macerata in collaborazione con una cooperativa sociale e con la sede locale dell’Anffas, si è servito invece delle tecniche della cosiddetta comunicazione aumentativa e alternativa, che utilizza fotografie, immagini del computer e ausili informatici, per restituire a un uomo di 39 anni, con invalidità del 100% dopo un incidente stradale avvenuto quando ne aveva 27, il diritto essenziale alla comunicazione, per esprimere preferenze, scegliere fra alternative diverse, rifiutare situazioni o oggetti non desiderati, chiedere e ottenere attenzione e avere scambi con altre persone.

Un coach per la famiglia. A Forlì, invece, in due famiglie con figlie con gravi esiti da trauma cranico è stato realizzato il progetto “Quando la famiglia ha bisogno di un coach”, che attraverso due operatori “allena” il soggetto interessato e i suoi parenti a costruire un progetto di vita compatibile con le proprie possibilità. Il coach operativo, in particolare, lavora con la persona con disabilità per l’aumento delle sue autonomie, mentre il coach supervisore è il punto di riferimento della famiglia per trovare le modalità migliori per adattarsi al cambiamento.

La rete silenziosa dell’assistenza familiare. Anticipando i contenuti di un’inchiesta di prossima pubblicazione sull’assistenza domiciliare sommersa, quella dei giovani e giovanissimi che devono prendersi cura di un familiare, Antonella Patete, responsabile della redazione di SuperAbile Magazine, ha dato una dimensione al fenomeno facendo ricorso ai dati Istat del 2015. In Italia i “caregiver”, termine anglosassone che indica chi si prende cura di altre persone con problemi dovuti all’invecchiamento, a patologie croniche o a disabilità, sono circa 8,5 milioni, pari al 17,4% della popolazione complessiva. Di questi sono quasi 7,3 milioni, pari al 14,9%, quelli che si prendono cura di propri familiari. La metà ha tra i 45 e i 64 anni, mentre sono circa 391mila quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni, in maggioranza (212mila) maschi.