“Va bene reddito cittadinanza come forma di sussidio ma non è una politica attiva. La Regione Lazio non ha mai affrontato il problema con le dovute attenzioni nonostante le numerose nostre sollecitazioni”. Così il Segretario Regionale Ugl Lazio Armando Valiani sul reddito di cittadinanza che per molti aspetti ha fallito nella sua mission, all’indomani della conferenza stampa organizzata dal Segretario Generale Ugl Francesco Paolo Capone per sensibilizzare la politica nazionale su temi fondamentali per la vita economica, lavorativa e sociale del Paese. Sì, perché era nato per sostenere i disoccupati durante i mesi della ricerca di un lavoro, tempi che dovevano essere stretti perché a trovare loro un’occupazione doveva essere lo Stato attraverso i navigator e i centri per l’impiego che, però, non hanno funzionato:

“Abbiamo più volte sottolineato la necessità di riformare i CPI che così come sono concepiti oggi – spiega Valiani – non riescono ad assolvere al loro compito di far incontrare la domanda con l’offerta. È bassa, infatti, la percentuale di coloro che trovano un lavoro passando per i CPI. Manca strategia, visione e la volontà di puntare sulla digitalizzazione che oggi è strumento indispensabile”.

Nel Lazio i percettori del Rcd sono quasi 163 mila, presi in carico dai centri per l’impiego. Il 41% rientra nella fascia di età 45-65, quella più delicata perché quando si perde il posto di lavoro più difficilmente lo si ritrova: “E infatti – sottolinea Valiani – i numeri chi confermano esattamente questo. Da Luglio ad Agosto 2022 i percettori sono aumentati di 10 mila unità. Solo con un percorso formativo adeguato potranno trovare una nuova collocazione. Ecco perché occorrono un maggior impegno per le politiche attive”.

L’Ugl avanza la proposta di un nuovo strumento, il reddito di responsabilità: “Che dovrà essere accompagnato – conclude il Segretario Regionale – da efficaci politiche attive, favorendo le imprese che assumono e la formazione  o miglioramento delle competenze di tutte quelle persone che oggi non trovano più una ricollocazione o una prima collocazione  nel  mercato del lavoro”.