“Oggi nelle città italiane, a Roma, Milano, Torino, Firenze, così come a Genova, Napoli, Palermo e in moltissime altre a cominciare da Fermo, traboccava dalle piazze la rabbia di centinaia di migliaia di studenti e quella dei lavoratori della scuola, chiamati allo sciopero da USB.
Una rabbia giusta. Una rabbia esplosa dopo la morte di Lorenzo e Giuseppe, morti di scuola, morti di stage, morti di sfruttamento, in un paese dove muoiono più di tre lavoratori al giorno. Una rabbia esplosa dopo due anni di gestione irresponsabile e vile della scuola in pandemia, una gestione menzognera, fatta di digitalizzazione e impoverimento dei saperi e della relazione educativa. Ma anche una rabbia accumulata da decenni di tagli, di depauperamento materiale e culturale della scuola, menzogne dei governi che si sono succeduti, aziendalizzazione della scuola voluta dalle politiche neoliberiste di chi esige – a partire dalla UE – che la scuola sforni esecutori di ordini e non teste pensanti.
Oggi, al culmine di mesi di occupazioni e di proteste, gli studenti a centinaia di migliaia hanno attraversato le piazze e le strade italiane per dire basta, sfidando l’apparato repressivo della ministra Lamorgese, che a Torino e a Bologna ha provato una volta di più a usare le maniere forti contro i ragazzi che manifestavano.
I docenti e i lavoratori della scuola, umiliati, vessati, erano con gli studenti. USB Scuola era con loro. Contro queste politiche, contro i morti di scuola, contro la pantomima degli stati generali promossi dal peggior ministro della Pubblica Istruzione degli ultimi vent’anni.
Riprendiamoci la scuola, riprendiamoci l’istruzione, riprendiamoci il futuro”.
Così in una nota USB Scuola.