“Con l’avvio della fase 2, lo scorso 4 maggio, sono cambiate le regole per la ripresa delle attività produttive industriali e commerciali: è stato infatti ampliato il numero delle attività consentite ricomprendendo anche le attività sottoposte alla preventiva comunicazione alle prefetture. La prosecuzione di tutte queste attività, dunque, è ora subordinata al rispetto dei contenuti del protocollo di sicurezza negli ambienti di lavoro, di quello per la sicurezza nei cantieri (24 aprile 2020) e del protocollo di sicurezza nel settore del trasporto pubblico e della logistica (20 marzo 2020) sottoscritti da Governo e parti sociali, eliminando ogni altra forma di comunicazione o autorizzazione”. Lo comunica il Ministero dell’Interno in una nota.
“Resta obbligatoria la comunicazione al prefetto per l’accesso ai locali delle attività sospese per motivi di vigilanza, manutenzione, attività di pulizia e sanificazione o per la spedizione di merci giacenti in magazzino – prosegue la nota del Viminale –. Cambia anche il sistema per la verifica delle condizioni che consentono alle imprese di continuare a lavorare: i controlli saranno affidati a task force costituite da personale dei Vigili del fuoco, dell’Ispettorato del lavoro, dei Carabinieri per la tutela del lavoro e delle Aziende sanitarie locali, che provvederanno a verificare l’osservanza delle prescrizioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Durante la fase 1, dal 22 marzo al 3 maggio, per agevolare la ripresa delle attività produttive, le prefetture sono state impegnate nella verifica dei requisiti che ne hanno legittimatoi la ripresa del lavoro. Dal bilancio emerge che sono state 288.945 le aziende che hanno presentato la comunicazione alle prefetture; le verifiche realizzate hanno portato all’adozione di 4.880 (1,7%) provvedimenti di sospensione.
Il maggior numero di comunicazioni è stato presentato in Lombardia (23,3%), Emilia Romagna (16,2%) e Veneto (15%). Seguono nel centro Italia Toscana (10,5%) e Lazio (4,1%), mentre nelle regioni meridionali Puglia (3,1%) e Campania (2,1%)”.