Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, ha rilasciato una lunga intervista a Il Sole 24 Ore. Ecco un estratto: “Gli Ordini vanno rifondati. Devono dare garanzie su attività di interesse pubblico. Altrimenti eludiamo la provocazione che ci viene da tanti iscritti: perché mai ci si dovrebbe iscrivere a un Albo, sottostare a regole e controlli quando l’attività può essere svolta liberamente?”, ha spiegato Miani.
“L’incontro con i sindacati? La riunione non era collegata allo sciopero, che è prerogativa dei sindacati – prosegue -. Il Consiglio nazionale sta lavorando a un manifesto della professione in vista degli Stati generali di maggio. Il Consiglio ha l’ambizione di ridefinire i presupposti della professione attraverso un percorso condiviso con tutti coloro che hanno responsabilità nel sistema. Il 20 marzo ci sarà l’incontro con i presidenti degli Ordini. Cosa non ha funzionato con l’Albo unico? Inutile fare il processo al passato. Probabilmente quando si sta bene si vive il presente e basta. Certo, il problema delle specializzazioni andava posto anni fa. Perchè le specializzazioni sarebbero una medicina? Basta guardare a cosa accade. Ci sono elenchi di specialisti che nascono al di fuori degli Ordini. L’ultimo è quello dei curatori, tenuto dal ministero della Giustizia, il cui accesso è subordinato a un percorso specifico. Lo stesso potremmo dire dei revisori, anche se in questo caso l’elenco è di matrice europea. Il mercato ha bisogno di competenze specialistiche e se gli Ordini non sono in grado di certificarle vorrà dire che ci si rivolgerà altrove (…). La protesta si è coagulata intorno alla fattura elettronica? L’85% dei commercialisti ha ancora il core business negli adempimenti. Bisogna avere il coraggio di cambiare, focalizzandoci sulle competenze”.