Il Sole 24 Ore stamattina titola: “L’industria dell’acciaio si lascia la crisi alle spalle”. Grazie agli investimenti dei gruppi del Nord e allo sviluppo di nuovi prodotti l’attività sfiora i numeri del 2008. La fine delle vertenze di Piombino, Taranto e Terni e l’arrivo dei big globali allargano le prospettive di crescita.

Lello Naso scrive: “I numeri sono eloquenti. Tra il 2016 e il 2018 la produzione italiana di acciaio è cresciuta di circa il 10% e a fine anno si avvierà verso i 25 milioni di tonnellate, non lontano dai circa 28 milioni del 2008, l’anno della grande crisi globale. Ma il dato più significativo è che la crescita, con la crisi dell’Ilva che ha zavorrato i laminati piani, è stata trainata dai prodotti lunghi, il tondino, che dal 2016 sono cresciuti di circa il 13%. In un mercato che in Italia è ormai diventato a netta prevalenza dei forni elettrici con quasi l’80% della produzione, contro il 30% circa della Germania, della Francia e del Belgio, Paesi leader della siderurgia europea proprio grazie agli altiforni (…) Arvedi marcia verso una produzione di 3,5 milioni di tonnellate annue e prevede di azzerare il debito entro il 2019. Una posizione da cui può ambire alla conquista di Ast di Terni, sito ideale per completare la sua filiera con la controllata Arinox, gioiello degli acciai speciali. I rumors danno Arvedi in corsa e con buone probabilità di convincere i tedeschi di Thyssen della bontà della soluzione (…)”.